Dai Gin Palace ai pub vittoriani. Nascita, diffusione e declino del consumo popolare di gin in Inghilterra

Il gin

Forse non tutti sanno che la birra e il gin sono stati acerrimi nemici nel corso della storia moderna, loro malgrado e ovviamente per colpa della politica.

Lo spunto da cui si può partire per dirimere la faccenda è costituito senz’altro dalle due stampe di William Hogarth del 1751, Beer Street e Gin Lane, dove queste due bevande alcoliche vengono ascritte a due diversi modelli di società, decisamente antitetici.

Gin Lane

Gin Lane rappresenta la degradazione dei costumi morali e sessuali dei consumatori di gin della Londra della metà del diciottesimo secolo.

Al centro della scena si nota una madre – ovvero una prostituta con le gambe piagate dalla sifilide – che lascia cadere il figlio senza curarsi della morte che questo troverà in fondo allo scalone di marmo dove lei giace, semisvestita e ubriaca di gin, nel bel mezzo della pubblica piazza.

Raffigurazione cruenta, penserete; ma in quel periodo, non per nulla passato alla storia come Gin Craze, le statistiche stimano un consumo medio annuo di gin che si aggira su una media di 10 litri per persona, nella sola Inghilterra.

Come si può facilmente immaginare il gin era divenuto un problema pubblico non indifferente; ed ecco che a quel punto la politica – e gli intellettuali come Hogart o come Daniel Defoe – tentavano di contrapporre alla degradazione conseguente dall’abuso pubblico di massa del gin quello che in quell’epoca – e soprattutto in quel contesto – sembrava un consumo pubblico salutare e socialmente accettabile, quello della birra.

Tenendo conto che in quel momento una birra poteva semplicemente risultare più potabile e meno sporca di un bicchier d’acqua, del resto.

Beer Street

Ecco quindi che i personaggi di Beer Street sono invece tutti lavoratori pienamente integrati nella società, che si fermano giusto il tempo per riposarsi dalla faccende quotidiane bevendo serenamente la loro bella birra. Sono tutti grassi e soddisfatti, in piena salute.

Ma a fermarsi a questa diapositiva non si racconta tutta la storia.

E’ la politica che ha generato questa contrapposizione tra birra e gin, e il movente che l’ha animata è stato – come spesso accade – di natura squisitamente economica.

Gin Vs. Birra. La politica inglese sull’alcol di Guglielmo III d’Orange

Allargando la lente prospettica possiamo affermare che la ‘guerra’ tra la birra e il gin nell’Inghilterra moderna ha origine con l’arrivo al trono di Gugliemo III d’Orange, nel 1689, e trova una sua composizione solo nella tarda età vittoriana, quando le nuove leggi sulle licenze di vendita per gli alcolici pongono fine alla ‘questione morale’ che aveva visto contrapposti i due alcolici.

L’introduzione del consumo di massa del gin viene favorito direttamente con l’arrivo degli orangisti, quando il governo mise dei freni alle importazioni di brandy dalla Francia e incoraggiò invece la distillazione di gin, che prese quindi rapidamente piede anche a livelli popolari.

A partire dal 1736 e fino al 1751 il governo tentò di tornare sui suoi passi, dato che nel frattempo si era giunti alla Gin Craze e alla situazione rafigurata nella stampa Gin Lane di Hogarth. Con i Gin Acts venivano reintrodotte limitazioni nella distillazione e nella vendita diretta di gin, spesso sotto la forma di tasse rivolte a quegli imprenditori che nel frattempo avevano fatto del commercio di gin al dettaglio il loro business principale.

Ovviamente queste misure di controllo e proibizione ebbero come principale effetto quello di alimentare il mercato nero del gin, fenomeno che ovviamente non poteva che alimentare a sua volta gli episodi di violenza pubblica connessi al consumo e al commercio del distillato.

La Gin Craze, su questo gli storici sono abbastanza concordi tra di loro, venne temporaneamente risolta con le crisi economiche di fine secolo, che d’altra parte facevano da contesto ai fenomeni migratori verso gli Stati Uniti attraverso cui in quel momento l’Europa poteva liberarsi degli strati sociali svantaggiati che venivano liberati dalla campagne e che non riuscivano a trovare posto stabile nella nuova economia urbano-industriale, che configurava l’asse portante della società inglese di quella che sarebbe presto divenuta l’epoca vittoriana.

Ma anche in questo caso, se ci limitassimo all’analisi macroeconomica, avremmo solo parte della storia.

In effetti i Gin Acts di metà settecento ebbero l’effetto indiretto di selezionare una classe di commercianti che si andavano rendendo disponibili ad investire sul gin e sul suo consumo pubblico.

Gin Palace Vs. Beer House. Le origini storiche del pub vittoriano

Non è un caso se a distanza di un paio di generazioni scopriremo che, a partire dal 1820, il commercio pubblico del gin ha ripreso vigore, fino a vedere la comparsa – prima a Londra e poi in tutto il paese – dei primi Gin Palace.

Ecco. I Gin Palace sono dei precursori dei pub vittoriani che poi modellerano il concept di pub che abbiamo nell’immaginario comune ancora oggi; ma prima di accettare questa influenza dobbiamo anche capire che la contrapposizione tra birra e gin ad opera del governo inglese non era ancora finita.

I Gin Palace avevano elementi molto moderni che poi saranno ripresi dai pub, come certamente il grosso bancone in legno dove veniva servito il gin ai clienti, che lo consumavano in piedi o su alti sgabelli addossati al bancone.

Fra l’altro i Gin Palace furono tra i primi locali pubblici della Londra di allora ad istallare delle lampade a gas per l’illuminazione serale, elemento che certamente poteva emergere solo in un contesto imprenditoriale tutt’altro che improvvisato; ma ciononostante tali luoghi erano ancora malvisti dal governo inglese – come anche dalla ricca borghesia e dall’opinione pubblica colta, che li riteneva luoghi ‘volgari’ e gestiti da soggetti che oggi definiremo ‘border line’, nei confronti della legalità e della morale.

Ecco quindi che nel 1830 viene varato il Beer Act, con cui il governo inglese incoraggia la vendita pubblica di birra da parte dei comuni cittadini; che saranno autorizzati – appunto – a spillare birra a casa loro senza bisogno di licenza, facendosi pagare la consumazione dagli avventori.

Naturalmente il padrone di casa non poteva invece servire alcolici di altro genere; solo ed unicamente birra.

Quest’atto politico fece nascere quindi le Beer House, che si diffusero a macchia d’olio in tutta l’Inghilterra e riuscirono effettivamente a sottrarre al gin e ai Gin Palace un’ampia fetta di clientela, limitando almeno parzialmente i fenomeni di ubriachezza pubblica molesta.

Ma soprattutto erano gli intenditori di gin che ormai andavano nei Gin Palace che non facevano più parte del popolino povero.

Consideriamo che l’alambicco a colonna è stato inventato verso la fine degli anni venti dell’Ottocento, appunto, e senza di lui la distillazione del primo London Dry Gin della storia non sarebbe stata possibile.

A partire dall’età vittoriana quindi la birra assume il ruolo di ‘alcolico pubblico per le masse’, economico e socialmente sostenibile, mentre il gin inizia a trovare quello che sarà il suo posto tra gli spiriti ‘nobili’, plasmando la sua tradizione e intercettando un pubblico di consumatori ormai totalmente cittadino e ‘borghese’.

A partire dal 1869 vengono reintrodotti dei controlli sulla vendita pubblica della birra e degli altri liquori e nel giro di pochissimo tempo le varie Beer House d’Inghilterra sono costrette a dotarsi di una normale licenza di vendita e a perdere quella dimensione ‘casalinga’ che le aveva inizialmente connotate, tramutandole quindi in veri e propri locali pubblici per il consumo di bevande alcoliche. Tutte le bevande alcoliche, stavolta; la birra, ovviamente, ma anche il gin, il vino e tutti gli altri spiriti ad alta gradazione.

E’ il Wine and Beerhouse Act che chiude veramente la contrapposizione tra la birra ed il gin raffigurata da Hogarth nel 1751, con le stampe menzionate all’inizio. Dopo il 1869 i pub vittoriani avranno ereditato elementi, competenze e design tanto dai Gin Palace quanto dalle Beer House, forgiando una tradizione commerciale che ancora si tramanda nei secoli.

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