‘Gusto si trova nel pieno centro di Roma, in un luogo che trabocca di storia e che se solo potesse parlare avrebbe da raccontarci una vastità di episodi affascinanti che coinvolgono gente del popolo ed imperatori. Ad un minuto di passeggiata dalla sede di Piazza Augusto Imperatore si trova infatti il Mausoleo di Augusto o Augusteo, un monumento funerario risalente al I secolo a.C. nel quale sono conservate le tombe del primo imperatore di Roma e dei suoi parenti ed amici più stretti. Con Ottaviano Augusto – in un impero lungo e glorioso da Princeps con l’appoggio del Senato – Roma divenne una città monumentale, culturalmente attiva, organizzata a livello amministrativo e florida dal punto di vista economico.
La vita di Augusto, insieme a quella di altri dodici imperatori romani, fu raccontata da Gaio Svetonio Tranquillo nel “De Vita Caesarum” (la vita dei Cesari): un’opera in vari libri che ci offre un’interessante spaccato della storia romana da Giulio Cesare fino a Domiziano, narrandoci anche i loro vizi e virtù oltre che la loro storia familiare e politica. In questi racconti il cibo riveste un ruolo importante poiché i romani – tra gli altri piaceri della vita – amavano in particolar modo il mangiar bene, fondamentale momento di convivialità. Svetonio ci descrive la personalità di Augusto con il suo vizio per il gioco e per i piaceri della carne e ci parla anche delle sue abitudini alimentari, al contrario molto sobrie e moderate da una certa rigidità.
“Offriva costantemente cene, ma sempre secondo la regola, e con attenta selezione di uomini e di ordini”: così inizia la descrizione delle preferenze alimentari dell’imperatore Augusto da parte di Svetonio nel De Vita Ceasarum (II, 74-78). Nessun liberto era ammesso alle cene dell’imperatore poiché secondo lui non in grado di rispettare gli orari e le regole dei pasti provocando disturbo agli altri convitati ed anche all’Imperatore, il quale dopo un primo tentativo decise di non ripetere più l’esperienza. Le cene alla corte di Augusto consistevano di solito in tre o sei portate al massimo: l’Imperatore era quindi abbastanza parsimonioso ma pur essendo contenuto nelle spese si dimostrava molto amabile con i suoi ospiti intrattenendoli in conversazioni animate o allietandoli con attori ed artisti di vario genere. Si dimostrava inoltre molto generoso in elargizioni durante le feste e le solennità.
In fatto di cibi aveva gusti molto semplici e sobri: amava soprattutto il pane comune accompagnato a formaggio di vacca, fichi freschi, pesciolini, datteri o uva. Mangiava spesso fuori pasto, in qualunque occasione gli venisse fame sia prima che dopo un banchetto ma spesso non durante dimostrando così un appetito capriccioso dettato dal momento. Oltre che sul cibo era sobrio anche nel bere il vino: non beveva mai durante la giornata ma soltanto durante i pasti e non più di tre bicchieri per pasto perché non reggeva gli eccessi. Si dissetava in altri modi ad esempio attraverso un gambo di lattuga, una fetta di cocomero fresco o un qualunque altro frutto. Era inoltre un amante del pisolino pomeridiano poiché Svetonio ci narra che “Dopo il pranzo del mezzogiorno, così come si trovava, vestito e calzato, con i piedi scoperti, riposava un poco, tenendo la mano sugli occhi”. Dopo cena invece “si ritirava in una piccola lettiga destinata appositamente alle sue veglie”
Il mondo di Augusto e quello degli altri imperatori raccontatoci da Svetonio è una realtà affascinante che possiamo immaginare passeggiando, armati di fantasia, tra le strade del centro di Roma. I testi del grande scrittore romano possono aiutarci a guardare con occhi diversi i tanti monumenti della Capitale e ad immaginare la vita quotidiana delle persone che li vivevano nell’antichità.