La “laganum” di Orazio e la nostra lasagna

Orazio e la lasagna

Le lasagne sono uno dei piatti più noti della nostra tradizione culinaria, rielaborate in moltissime versioni ad ogni latitudine della nostra penisola possono a buon diritto essere considerate uno dei vanti della gastronomia italiana.
Anche nel menù della nostra osteria figura la lasagna, doveroso inserto tradizionale tra alcuni primi piatti della cucina romana (cacio e pepe, carbonara, amatriciana) ed altre paste tradizionali, le pappardelle (che serviamo con l’ottimo culatello Gianferrari), le orecchiette (condite da carciofi e bottarga) ed i ravioli, solo per fare alcuni esempi.

La preparazione della lasagna si è venuta elaborando a partire dall’antichità tanto che in molti considerano storica attestazione della lasagna un celebre passo di Orazio. Ma è veramente possibile che il grande poeta latino già gustasse le nostre lasagne?

Il passo in questione è nel primo libro delle Satire. Nella sesta satira Orazio elogia Mecenate per la sua capacità di riconoscere il valore di un uomo indipendentemente dal rango della famiglia nella quale è nato. Il poeta, figlio di un liberto e quindi di umile lignaggio, ha particolarmente a cuore l’argomento. Verso la fine del componimento descrive parte della sua vita come esempio positivo di una condotta onesta e libera da vane ambizioni. Proprio in questa descrizione della propria vita quotidiana appaiono le supposte lasagne. Orazio infatti ci dice che spesso verso sera gira per il foro, si trastulla con gli astrologhi e poi torna a casa a mangiare un buon piatto di “porri et ciceris laganique”, ossia porri, ceci e…?

La parola sospettata di indicare la lasagna è proprio “lagani”, genitivo di “laganum”. Le traduzioni del passo sono tuttavia varie. Il professore Luca Antonio Pagnini traduce ad esempio, nel 1814, “un buon piatto di porri ceci e gnocchi”.
La traduzione di “laganum” con “lasagna” viene proposta a partire dall’etimologia di lasagna che secondo alcuni deriverebbe dal greco λάγανον da cui il latino laganum. Tuttavia l’etimo più probabile per lasagna è il latino lasania, dal greco λάσανον, che indica un tipo di recipiente da cucina (così ad esempio il dizionario etimologico Garzanti e la Treccani online).

Laganum, in ogni caso, non è la nostra lasagna, come evidente sia dal passo citato che da altre fonti (il De re coquinaria di Apicio, ad esempio). La traduzione corretta di laganum è probabilmente frittella, come attestato dalla gran parte dei dizionari.
Il grande Orazio concludeva dunque le sue passeggiate serali con una frittella (o al massimo con un tipo di pasta, forse simile alle odierne lagane) con ceci e porri. Non male, in ogni caso.

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